sabato 6 settembre 2014

Cosa va di moda al Monumentale di Milano?

 OPEN DAY AL CIMITERO MONUMENTALE
7 settembre 2014 ore 15.00, Salone Conferenze
INCONTRO CON PROIEZIONE SU
 "La moda ottocentesca al Cimitero Monumentale di Milano"

Parlare di moda in un cimitero può sembrare a primo impatto “sacrilego” o poco comprensibile: un servizio di moda? una sfilata in un ambiente “particolare?
I cimiteri sono luoghi dove scoprire la storia della città in cui sono edificati, gli stili architettonici e l’evolversi delle tendenze artistiche, ma in essi si possono approfondire anche discorsi a carattere sociologico e, perché no, sull’analisi del costume e della moda delle epoche che rappresentano. Moltissime tombe che popolano i Cimiteri Monumentali italiani, e non solo, sono decorate da bellissime sculture, busti, bassorilievi dei defunti che hanno voluto farsi ricordare agghindati con pettinature e vesti degne dei migliori atelier parigini. Passeggiare per il Monumentale di Milano ti stupisce: busti di donne dai riccioli di marmo, vestiti sontuosi ricoperti da manti di pizzo finemente intarsi nel marmo, in cui emerge la maestria e la finezza d’esecuzione di scultori di fama nazionale, ma anche immagini di uomini dai baffi all’insù e bimbi vestiti con l’abito della domenica con balze di tessuto e fiocchi vistosi nei capelli.
Il Corriere delle dame di Milano (1804-1874)
La moda nell’Ottocento è espressione del ceto borghese che, dopo la rivoluzione francese, conquista potere politico ed economico in Europa, imponendo i suoi ideali e il suo stile. Con la modernizzazione dell’industria, la diffusione della stampa e delle macchine da cucire, le nuove masse borghesi più vivaci e acculturate porteranno a una più ampia e rapida diffusione della moda, che inizialmente coinvolge le classi più elevate della società.
L’apertura a Parigi del primo grande magazzino che vende “moda pronta”, La belle jardiniere, avrà un così grande successo che sarà subito imitata. Nel giro di pochi anni solo a Parigi si conteranno sei nuovi magazzini ( in Italia il primo è la Rinascente fondata a Milano nel 1865 dai fratelli Bocconi, che riposano proprio al Monumentale in una delle Edicole più alte e maestose)
Nascono i giornali di moda, come nel 1804 viene pubblicato a Milano il primo numero de “Il Corriere delle dame”, diretto da Carolina Lattanzi, che fu uno dei giornali femminili di più lunga durata. (attivo fino al 1874). Esso rientra nella tipologia delle prime riviste di consumo, di intrattenimento e di moda e ebbe un grosso successo dal momento che permetteva alle abbonate di poter acquistare i vestiti per corrispondenza.

L’abbigliamento femminile subisce nell’Ottocento una lenta ma graduale trasformazione. In questo periodo vediamo dunque un abito che passa da una volumetria all’altra in base ai cambiamenti in atto nella società, con l’uso di sottogonne, a volte anche molto ingombranti, che pian piano però scompariranno, e con un corpetto molto rigido e faticoso da indossare. Vestiti a strati e ingombranti per tutte le occasioni: per la casa, per le uscite pomeridiane, per le serate mondane…e addirittura per i funerali! Ma anche acconciature in base all’età, capelli sciolti per le ragazze, ai capelli raccolte per le donne maritate, gioielli in pietre più o meno preziose (anche gioielli creati con capelli o denti dei defunti). La donna borghese, angelo del focolare, ha come unica forma di sfogo la moda e per questo non si farà mancare mantelli finemente decorati di pizzo o di inserti di pelliccia, preziosi fermagli per capelli e ombrelli bon ton.
Busto Francesco Viganò
La moda maschile registrò invece un significativo e radicale mutamento, quasi una svolta epocale rispetto alla moda sfarzosa settecentesca. All’inizio del secolo in fatto di abbigliamento gli uomini compiono quella che alcuni storici definisco “la grande rinuncia”. Rinunciano al rapido susseguirsi delle mode, ai colori, ai decori sfarzosi, e cristallizzano il loro abbigliamento con un completo in tre pezzi di colore scuro che nelle sue linee fondamentali è arrivato invariato fino ad oggi. In contrasto con l’abbigliamento femminile costituito da abiti che si fanno vanto di distinguersi l’uno dall’altro per colore, foggia e decori, l’abbigliamento maschile cerca l’omologazione. Come non ricordare Lord Brummel, arbiter elegantiae del Secolo, che impose il suo modo di vestirsi in tutta Europa: il suo edonismo esasperato diventò proverbiale per il suo motto: “ Per essere eleganti non bisogna farsi notare” fu legge per tutti gli uomini di moda.
ad ogni occasione una sua cravatta” riferisce un motto dell'epoca: i nodi dovevano essere
Monumento Volpi
sempre perfetti e appropriati alle circostanze, in modo che ad ogni occasione mondana corrispondesse la cravatta giusta.( il Conte della Galda, nel 1827 a Milano, scrisse un trattato su come annodare la cravatta e identificò ben 32 tipi diversi di nodo).
Le nuove teorie di puericultura con cominciano a diffondersi a fine Settecento grazie al filosofo francese Rousseau e che ritengono il gioco e la libertà di movimento indispensabili per un corretto sviluppo del bambino, portano finalmente a concepire un abbigliamento per i bambini specifico che, pur riprendendo la linea di quelle delle madri, non ne copia mai la silhouette esasperata, lasciando il corpo alle sue linee naturali. Vestiti più corti e comodi da indossare, senza rinunciare agli elementi decorati e agli strati di tessuto, soprattutto per le bambine.

Interessante notare come i maschietti, fino ai 4-7 anni, venissero vestiti con abiti femminili, quasi identici a quelli delle proprie sorelline. Le uniche differenze tra gli abiti dei due sessi in questi primi anni di vita potevano essere le abbottonature (posteriori per le bambine e anteriori per i maschi) e la scelta dei colori e dei tessuti.

Vi aspetto numerosissimi domani alle 13.00!!!

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